lunedì 16 gennaio 2012

Whiskyes & Fine Spirits - una passione a 40,3°



Una visita alla Jameson & Sons distillery a Dublino seguita da una degustazione di Jameson (irish whisky), Johnny Walker (Blended Scotch) e Jack Daniel's (straight bourbon whiskey). Un passaggio in una vecchia colonia creola nell'oceano indiano, adibita a produzione di vaniglia ed a distilleria di rhum.

Queste due esperienze mi hanno iniziato al mondo affascinante e ricchissimo del whisky e dei liquori pregiati in generale. Il sublime connubio di tradizioni ancestrali e della tecnica moderna ci permette oggi di assaporare distillati che non meritano di restare confinati in un cocktail o nella credenza del nonno, non fosse altro per rispetto del processo di produzione, che può variare in media dai 7 ai 20 anni, per non parlare dei whisky d'eccezione che possono essere lasciati ad invecchiare anche di più.

Dal Gaelico "usquebaugh" (o "water of life", il latino "aqua vitae"), il distillato di malto (orzo germinato) divenne foneticamente "husky" et poi "whisky" in Inglese. Una delle leggende vuole che San Patrizio abbia introdotto in Irlanda nel V secolo DC, i segreti della distillazione appresi in Spagna e Francia
Qualunque ne sia l'origine, il suo sviluppo fu come spesso accade frutto del caso, o meglio dello spirito di adattamento dell'Uomo ai limiti dei suo ambiente.

Grazie a madre natura, che privo' certi Paesi di buone viti da vino, la distillazione inizialmente applicata alla produzione di profumi e di liquori derivati dal vino (i "brandy") fu applicata ai cereali fermentati, l'orzo in particolare, diventato malto dopo la germinazione.

Gli ingegnosi scozzesi meritano un ringraziamento speciale per aver introdotto l'uso delle torba come combustibile per scaldare l'orzo e farlo germinare, aggiungendo quel gradevolissimo gusto affumicato (o torbato, se si vuole) così' tipico dello "Scotch". Termine, quest'ultimo, "DOC" unicamente utilizzato per designare i whisky scozzesi, divisi geograficamente in 4 zone : Highlands, Lowlands, Speyside e le varie isole (Islay, Skye etc).

Gli Irlandesi invece rimasero più fedeli al procedimento di riscaldamento dell'orzo inodore tradizionale, e della tripla distillazione (gli scozzesi distillano due volte), offrendoci un tipo di whisky più "smooth" (liscio, amabile, rotondo?).

Non dimentichiamo poi il ruolo estremamente importante delle botti nelle quali questi spiriti sono messi ad invecchiare, barili già utilizzati per la maturazione di liquori come il porto, lo sherry, o ancora il madeira, le cui note fruttate si mescolano nel corso degli anni al whisky, dando a ciascuno le sue caratteristiche distintive.

Terminerei questa generalissima e rapidissima introduzione, che non fa che sollevare impercettibilmente il velo su questo mondo spesso sconosciuto citando i "bourbon", whisky americani (quindi "whiskeys") derivati dal mais, distillati una sola volta, e invecchiati in botti vergini, con un sapore quindi radicalmente diverso dai distillati di malto celtici visti sopra.

Per chi volesse saperne di più sulla storia del whisky ecco qui un sito interessante (in inglese).




FC



Nessun commento:

Posta un commento